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Biografia

La carriera di Monumentum, uno dei progetti italiani più fuori dagli schemi, inizia nel 1987 a Milano, in un semplice garage dove Roberto Mammarella e Anthony Duman si trovano a suonare. La loro prima opera è datata 1989: il demo “Musaeum Hermeticum” di cinque tracce, registrato dopo aver reclutato Mox e Mark Westfall nella line-up. Roberto ancora oggi ricorda come vendettero solo 180 copie di quel demo, ma la circolazione di queste fra gli amanti del genere contribuì a crearne una solida immagine nell’underground italico e non solo: dopo uno split del gruppo nel 1990, nel 1992 la Obscure Plasma Records prende due pezzi del demo dando alle stampe uno split Monumentum/Rotting Christ divenuto autentico oggetto di culto.
Lo split ha una vasta eco, tanto che in Norvegia Euronymous recluta Monumentum per la sua Deathlike Silente Productions. La tragica morte del singer dei Mayhem l’anno successivo rende impossibile l’uscita del loro primo full length.
Roberto e Mox, unici rimasti nella line-up, ottengono tuttavia un deal con l’inglese Misanthropy Records, ironia della sorte la stessa label che produceva gli album del progetto “Burzum” di Varg Vikernes/Greifi Grishnack, l’assassino di Euronymous. Nel 1995, dopo aver reclutato alcuni sessionist fra cui Andrea Zanetti e Francesca Nicoli, la sublime vocalist degli Ataraxia, esce “In Absentia Christi”, probabilmente uno degli album più oscuri mai stati partoriti in terra italica, un album sofferto, cupo, depressivo e nichilistico all’inverosimile. È soprattutto il lato musicale a colpire in Monumentum, ma secondo il mastermind Roberto è giusto che sia così: egli stesso ha più volte dichiarato di dare ben poco peso ai testi delle canzoni. Non a caso, gran parte delle canzoni dell’album sono strumentali, cover (“Fade to grey” dei Visage) o reinterpretazioni di poesie (di Tarchetti e Leopardi). L’album è molto acclamato dalla critica e dal pubblico underground, nonostante sia davvero difficile da assimilare.
Ma da lì inizia il silenzio. Roberto Mammarella si è sempre dimostrato una persona molto coerente e pratica: non avendo nulla da dire, perché mai scrivere un nuovo album? Passano quindi sei anni, intervallati da due sole canzoni (una per un sampler della Misanthropy, l’altra per il tributo ai Death SS) e una totale rivoluzione di line-up, di cui egli è rimasto il solo membro originario. Ottenuto un deal per la Moonfog diretta da Satyr e poi “traslocati” alla più sperimentale Tatra, proprietaria della Moonfog, in due anni con la nuova line-up progetta e realizza “Ad Nauseam”, uscito da pochi mesi.
Il nuovo album è totalmente diverso: il feeling è altrettanto oscuro, ma i pezzi non sono collegati fra loro come in “In Absentia Christi” (che sembrava quasi un concept), c’è molta più varietà e, comunque, sempre la stessa voglia di sperimentare del primo. Qui Roberto ha collaborato solo a due testi, gli altri sono stati concepiti dal bravo Andrea Stefanelli. Anche qua abbiamo pezzi strumentali e cover (“Perché il mio amore” di Fausto Rossi).
Ma alla fin dei conti, tentare un paragone fra i due album è ingiusto: sono due opere totalmente differenti, nate in due periodi totalmente diversi e con intenti diversi. Si stenta quasi a credere che siano opera della stessa mente, ma è questo il bello, sono due perle di sperimentazione sonora, arte allo stato puro: meritano una menzione gli artwork semplicemente superbi e, ancora una volta, il tentativo di fondere poesia e musica di certe loro composizioni.
Cercare di definire Monumentum è impossibile: basti citare nuovamente il loro feeling oscuro e nichilista e la loro voglia di sperimentare.

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