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Apr 26

THE PRETTY THINGS (Usa, sixties garage)

Con The Pretty Things. Sede: United Club

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Data

Giovedì 26 Aprile 2012 alle 22:00

Località

United Club
Corso Vigevano 33/u, Torino, 10152 - 6, Italy

Web:

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Descrizione

Cresciuti nella stessa zona ed emersi dallo stesso ambiente dei Rolling Stones, i Pretty Things rappresentarono una versione altrettanto blues del rock and roll e vantarono una reputazione altrettanto negativa di teppisti e pervertiti. D’altronde Dick Taylor, ex compagno di Art School di Keith Richard, era stato al fianco di Mick Jagger nei Rolling Stones prima di Brian Jones. Taylor impostava i loro rudi brani sullo stile di Chicago (Willie Dixon in particolare, da una canzone del quale presero il nome), anche se era il cantante Phil May a scatenare il pubblico con le sue sceneggiate anticipatrici di quelle dei Doors.

Il repertorio dei primi anni vanta classici della portata di Rosalyn (1964), con ritmica tribale alla Bo Diddley, Don’t Bring Me Down (1964), Big City (1964), un saltellante rhythm and blues, Honey I Need (1965), un assalto sguaiato alla Rollings Stones, Midnight To Six Man (1965), il loro anthem marziale. Il primo album, Pretty Things (Fontana, 1965), era una raccolta di classici del rock and roll. Il gruppo si mise soprattutto in luce per i suoi atteggiamenti selvaggi, che valsero loro un breve bando dalle scene Americane.

Man mano che la scena inglese si emancipava dal blues e si facevano sentire le istanze violente dei mod, i Pretty Things adottarono un sound piu` “hard”. Vennero cosi` il boogie Can’t Stand The Pain (1965) e il blues scintillante di Come See Me (1966), con fuzz psichedelico e arrangiamento alla Animals.

Lo stile continuo` a cambiare nell’era di Pet Sounds dei Beach Boys e della psichedelia, grazie anche a una formazione che cambiava in continuazione. I Pretty Things pervennero cosi` prima al pop di Progress e poi all’acid-rock di Defecting Grey (1967). Quest’ultimo (con John Twink Alder dei Tomorrow subentrato alla batteria) si distingue come uno dei primi brani-collage del rock britannico (motivi intrecciati, cambi di ritmo, sitar, distorsioni, effetti elettronici). L’album Emotions (Fontana, 1967) annovera persino un’orchestra classica. Altrettanto eccentrico e allucinogeno fu Talking About The Good Times (1968).

Forse anche per merito dell’ingresso di Twink, il complesso raggiunse il culmine di questa nuova, sofisticata fase con il quarto album, S.F. Sorrow (1968), che concorre al titolo di prima opera rock britannica (usci` poco prima di Tommy, ma un anno dopo Absolutely Free di Zappa). Forte di un sound eclettico, stravagante e arzigogolato, questa raccolta di canzoni eterodosse e` soprattutto un satori della tarda psichedelia britannica, da Private Sorrow a Death e Well Of Destiny. Se la pomposa Bracelets Of Fingers fa gia` pensare agli Who di Tommy, le bordate di fuzz di Ballon Burning, The Journey, Old Man Going e le bizzarre armonie di She Says Good Morning e I See You sembrano semmai evoluzioni degli esperimenti composti dei Kinks.

Parachute (Harvest 1970) e` invece un album di hard-rock melodico, il genere che li portera` alla bara (Cries From The Midnight Circus). L’ultimo singolo degno di nota e` forse Stone-Hearted Man (1971). Taylor abbandono` la musica, mentre May continuo` con la sigla Pretty Things a suonare mediocre hard-rock.

Singles (Harvest, 1977) raccoglie gli hit.

Taylor tornera` a suonare per aiutare i Mekons nel 1985-87.

Il gruppo tornera` sulle scene alla fine degli anni ’90, prima con un rifacimento della sua rock opera e poi con l’album Rage Before Beauty (Snapper, 1999), le cui registrazioni erano iniziate nel 1981. E bisogna ammettere che i tre brani cardine, Passion Of Love (una specie di Gloria dei Them), Everlasting Flame (una specie di Paint It Black degli Stones) e Vivian Prince (un blues alla Bo Diddley nello stile dei tardi Who), sono degni dell’epoca d’oro del gruppo. All Light Up (2000) e` il singolo che sembra preludere a una nuova carriera.

www.the pretty things.com

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